ANNO 14 n° 119
SU VITERBOPOST.IT Sanità, non ci resta
che il fai-da-te
20/06/2014 - 00:29

VITERBO - Due emergenze in contemporanea, in un settore delicato come la sanità, con risvolti critici sia sull’assistenza dei viterbesi sia sul livello occupazionale. Sarebbe una storia da candidare all’Oscar della sfortuna, se solo non fosse tremendamente seria: il pronto soccorso di Belcolle da una parte e Villa Buon Respiro dall’altra turbano questo inizio estate della Tuscia. E turbano le notti dei sindacati, quelli che si prendono la responsabilità di ragionare, di fornire suggerimenti a quegli amministratori pubblici di ogni ordine e grado, tutti così spaesati di fronte all’emergenza. Nella speranza che certe idee possano diventare soluzioni.

SOCCORSO IN ROSSO E poco importa che qualche proposta sia al limite della provocazione. Qui la situazione è allarmante. Tipo Belcolle, il pronto soccorso di riferimento della provincia, ridotto ai minimi termini in quanto a personale, con i relativi problemi di attese, servizi, funzionalità: “Un esempio arriva dal triage, il punto dove si definisce il codice del paziente. Secondo normativa ci dovrebbe essere due infermieri. Da un anno a Belcolle ce n’è uno solo, e tenete conto che qui arrivano anche i casi più gravi, come gli arresti cardiaci - racconta Antonella Ambrosini, segretaria della Cgil sanità – La cruda verità è il pronto soccorso deve garantire l’attività d’emergenza, ma ormai gli infermieri sono pochi, i tempi delle vacche grasse sono finiti da un pezzo. E viene da sorridere ascoltando chi, demagogicamente, dice che il paziente debba essere sempre al centro: su questo siamo tutti d’accordo, peccato che ormai, intorno al paziente, non ci sia più nessuno…”

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